Ambiente e diritto (l’Eco-avvocato)

Il suo intervento è partito dal tema del confronto, negli ultimi due anni, con il tema scottante della pandemia: molti a porsi delle domande sul mondo naturale e sulla sensazione di non invincibilità dell’uomo.

A lungo, le città e le comunità umane sono state circondate dal cordone sanitario naturale delle foreste, che “gestivano” tutto un insieme di virus che proliferavano senza però intaccare l’uomo; quando però la foresta viene degradata dall’eccessiva diffusione della nostra antropizzazione questo cordone sanitario viene meno e scatta la pandemia.

L’Avv. Paola Brambilla, ospite del nostro club nel mese di Febbraio, è membro della Commissione Tecnica di verifica dell’impatto ambientale VIA VAS del Ministero dell’Ambiente con l’incarico di Coordinatrice della sottocommissione VIA; dal 2019 è anche membro della Commissione Centrale di Beneficenza di Fondazione Cariplo e Coordinatrice del Comitato Giuridico di WWF.

L’OMS ha lanciato lo slogan “One health”: la salute dell’uomo è anche quella dell’ambiente e quella degli animali: il benessere è una questione che riguarda tutti.

L’economista inglese Kate Raworth mette gli obiettivi dello sviluppo sostenibile dell’ONU in un diagramma a torte. Al livello più basso e fondamentale c’è la biosfera e l’ambiente; il secondo anello è occupato dall’uomo e dalla società umana; il livello superiore è occupato dall’economia, mentre l’ultimo tassello, il perno su cui ruota tutto, è quello della solidarietà.

Sempre la Raworth nella sua “economia della ciambella” ci dice quale sia l’estrema importanza dell’ambiente anche in ambito economico. L’uomo deve mantenersi nei limiti precisi delimitati dalle disponibilità ambientali, ma il limite in questo caso è visto in senso positivo in quanto traccia lo spazio della nostra “comfort zone”.

Abbiamo spesso la presunzione di saperne più degli altri proprio nelle materie in cui siamo meno competenti: quando parliamo di ambiente, siamo sovente convinti di essere competenti ed edotti e non è affatto scontato che su un tema quale la sostenibilità tutti scelgano di seguire una direttiva comune.

Nella nostra vita d’oggi anche in materia di tematiche ambientali vi è un eccesso di informazioni, che rischiano di farci scappare o accodarci al gruppo della negatività: il suggerimento in questi casi è sempre quello di cercare le informazioni ufficiali che vengono dalla comunità scientifica internazionale.

Tutte le conoscenze di cui disponiamo ci stanno orientando verso questa domanda: come possiamo agire per cambiare le politiche di approccio ambientale?

Il primo modo è attraverso la partecipazione come cittadini che hanno il controllo della domanda e possono orientare il mercato adottando una comunicazione non violenta che riconosca i bisogni delle persone.

L’altra arma fondamentale è quella del diritto dell’ambiente, che può partorire soluzioni che regolino il prelievo umano all’ecosistema naturale. Il diritto non è fatto solo di leggi, ma anche di strumenti quali i codici di condotta delle multinazionali (soft law) che nascono in quanto i consumatori con le loro scelte di consumo orientano le scelte produttive anche delle multinazionali.

I principali rischi percepiti dalla comunità internazionale attestano che le preoccupazioni in tema ambientale occupano i primi posti sia nei rischi percepiti a breve che a medio termine.

L’80% degli italiani ricicla correttamente e oltre il 70% ha iniziato una politica alimentare che ha ridotto le proteine animali ed è attento allo spreco del cibo.

Viceversa, ancora troppi italiani usano l’automobile anche quando non è necessario, oppure solo il 32% sceglie di evitare imballaggi per gli alimenti, solo il 64% spegne gli stand-by degli elettrodomestici, solo il 38% evita prodotti monouso, ecc…



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